7.2 Cenni sulla fonetica

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INTRODUZIONE AL SUONO
7.2 Cenni sulla fonetica

La fonetica è il ramo della linguistica che studia la produzione, natura fisica e percezione dei suoni dei linguaggi verbali umani (lingue).
Si possono distinguere quattro differenti branche, quelle più interessanti e funzionali allo studio del didjeridoo sono: la fonetica articolatoria, la fonetica uditiva. Esse studiano rispettivamente la classificazione dei suoni in base alle modalità di esecuzione (posizioni fonetiche), l’altra lo studio dei suoni percepiti dall’orecchio umano.
Per “fonetica” si intende solitamente la fonetica articolatoria se non espressamente specificato.

La fonetica articolatoria studia i suoni sotto l’aspetto della loro produzione attraverso l’apparato fonatorio, descrive tutti i movimenti degli organi, quali organi, le loro posizioni e come queste influiscano nell’emissione del suono.
Ad ogni posizione è attribuito un simbolo fonetico appunto. Quelli più utilizzati sono quelli dell’IPA – International Phonetics Association.

Gli organi che prendono parte al processo detto “fonazione” possono essere mobili o fissi. Le labbra, la mandibola, la lingua e le corde vocali sono chiamati organi mobili o articolatori.
Tramite il movimento di questi apparati è possibile variare il suono nel parlato modificando il passaggio dell’aria che viene espulsa dai polmoni.

Nella fonetica utilizzata nel parlato, però, spesso vengono emessi suoni non utilizzabili nello studio del didjeridoo. Ad esempio, la produzione del suono “M” o “N” non verranno mai toccati.
Così facendo, si chiude il passaggio dell’aria con i foni cosiddetti occlusivi che sono di tipo momentaneo. Questi foni detti nasali sono di scarso utilizzo nello studio del didjeridoo appunto.

Molto più interessante invece il modo d’articolazione che si determina per la disposizione degli articolatori mobili nella cavità buccale e restringendo o bloccando il passaggio dell’aria.
Ad esempio i foni vibranti in cui la lingua vibra ripetutamente (almeno più di tre volte) nella pronuncia della “R”. Questo crea una serie di brevissime occlusioni. Nota bene: in alcune lingue differenti dalla nostra, la “R” è utilizzata con differente fonetica articolatoria (come in Germania) o addirittura non esiste (come in Cina).
Ovviamente esistono numerosissimi foni differenti, i vibrati con una singola e rapida occlusione; i foni costrittivi che tendono a restringere l’afflusso d’aria modificandone il suono che si distingue per una sorta di frizione dell’aria. Per questo motivo vengono detti anche fricativi.
Allargando il passaggio, questa frizione scompare.
Nei vocoidi invece il passaggio è continuo e senza alterazioni.
Altri suoni interessanti, i semiocclusivi o affricati, sono il legame tra due fasi o posizioni. Un facile esempio potrebbe essere la “C” dolce /t∫/

Per ultimo, i vocoidi sono suoni emessi facendo vibrare le corde vocali e modulati principalmente per mezzo della lingua. I vocoidi più utilizzati in tutte le lingue sono senza dubbio /a/, /i/ e /u/ che, oltre ad essere i più diffusi, richiedono spostamenti della lingua molto evidenti.

Ora, soprattutto per chi suona già il didjeridoo o per chi sta imparando e dovesse rileggere questa introduzione in futuro, il collegamento fra didjeridoo e fonetica dovrebbe apparire naturale. L’insegnamento dovrebbe essere sempre seguito da un minimo di nozioni di fonetica articolatoria per poter fissare i riff o poter ripetere un suono.

Probabilmente non tutti conoscono bene i simboli fonetici, ma non bisogna preoccuparsene, non sono molti e torneranno utili in futuro.
Ad esempio, in una lezione scritta in inglese senza simboli fonetici, è necessaria la traduzione del grafema proprio perchè ad esso corrisponderebbero differenti fonemi a seconda della lingua in cui questo viene letto.
Per fare un esempio pratico, la sillaba “ge” è letta in Italiano con la “G” dolce /dʒ/ mentre in Tedesco con la “G” dura /g/. Decisamente peggio sarebbe la lettura delle vocali e le differenze tra Italiano e Inglese.
Trovate di seguito solo alcune parole con i rispettivi simboli fonetici:

SimboloGrafia Grafia
fonematicanormale

d –> de’butto – debutto
g –> ‘gatto – gatto
k –> ‘kutt∫a – cuccia
ŋ –> goŋg – gong*
r –> ra’pat∫e – rapace
t –> ter’mite – termite

*più spesso in Italiano, il simbolo fonetico / ŋ/ compare come /ng/.

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