1.4.1 PITTURA SU CORTECCIA E ARTE SU ROCCIA

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1.4 ARTE ABORIGENA
1.4.1 PITTURA SU CORTECCIA E ARTE SU ROCCIA

Gran parte dell’arte aborigena può essere classificata come arte sacra. L’arte è funzione dell’ordine sociale e ha un ruolo preciso da svolgere, legato quasi sempre a una dimensione mitica e spirituale. Per l’aborigeno la pittura è scrittura con la quale trasmette e memorizza essenziali eventi dell’epoca del Dreaming. E’ un atto magico per fare rivivere il mito e renderlo memoria. Ciò che viene rappresentato in dipinti su corteccia o su pietra, oggi su tela o in sculture, assume sempre significato simbolico. Oltre a un primo significato che può essere identificato come la rappresentazione di un oggetto, animale, paesaggio, è presente anche un’ulteriore accezione. Al mondo naturale si sovrappone, infatti, un sistema di credenze socio culturali. L’arte esprime la fusione e l’armonia fra mondo naturale e spirituale44.

Gli antropologi asseriscono che le pitture aborigene nacquero quando la gente della tribù, costretta a ripararsi dalla pioggia, cominciò a decorare gli interni delle capanne dipingendo cortecce d’albero con disegni e simboli riguardanti la vita del passato e della leggenda45. Altri si domandano se la pittura su corteccia, bark painting, sia più antica dell’incisione su roccia o se l’una sia l’evoluzione dell’altra. Quasi sicuramente le incisioni su roccia erano più frequenti nelle zone desertiche, mentre nella fascia costiera era privilegiata la pittura su corteccia. Una grande quantità di cortecce fu rinvenuta a nord. Nella parte meridionale, nell’area maggiormente colonizzata dai bianchi, la maggior parte delle pitture è andata distrutta46. Nella parte centrale della costa settentrionale che va dal Kimberley al golfo di Carpentaria, si è tramandata fino ad oggi una tradizione di dipingere su corteccia. La grande maggioranza delle opere conservate in collezioni pubbliche e private di arte aborigena provengono dalla Terra di Arnhem e dalle isole vicine. Negli ultimi anni artisti aborigeni hanno eseguito pitture su corteccia in varie parti dell’Australia. Tuttavia, secondo Claretta Orlandi, nelle zone dove non esisteva una precedente tradizione, le nuove creazioni hanno poco di autentico. Tradizionalmente, i materiali usati per la pittura su corteccia erano poco raffinati perché prelevati dagli alberi dei boschetti naturali. Le giovani donne si prendevano cura degli alberi di eucalipto: pulivano, raschiavano, toglievano nidi e rami secchi. Era questa una mansione importante per la comunità. Quando un artista aveva bisogno di produrre la sua opera, era alle donne che si rivolgeva. Il pittore chiedeva loro di svolgere anche un’altra mansione: quella di prelevare i minerali necessari all’esecuzione della pittura. Inizialmente, le tinte fondamentali erano il bianco e il nero. Solo gradualmente furono impiegati i colori. Quattro erano i pigmenti principali: il nero, il bianco, il rosso e il giallo. Carbone, gesso, ematite, ocra e conchiglie venivano triturati fra due pietre e lavorati fino a trasformarsi in polveri fini. Solo quando tutti gli ingredienti erano pronti, il pittore poteva realizzare la sua opera dosando polveri e collanti nelle ciotole e scegliendo i pennelli adatti all’esecuzione della pittura47.

Circa il valore delle opere artistiche aborigene quali documenti etnologici, l’antropologo e archeologo Emmanuel Anati individua quattro categorie48. La prima categoria è costituita dalle opere eseguite prima del contatto con l’uomo europeo. In tal caso questi dipinti hanno fini iniziatori, evocativi e magici. Di questo tipo di pitture si conoscono esemplari sporadici, in pessimo stato di conservazione e tutti esposti in musei. La seconda categoria è composta, secondo Anati, da un gruppo di opere d’arte di alto valore grafico e concettuale. Questo tipo di creazioni è sempre stato raro, lo sta divenendo sempre più. Tale categoria comprende opere eseguite a scopo rituale presso comunità che basano la propria esistenza sulle tradizioni ma che hanno già avuto contatti con gli europei. Una terza categoria è formata da creazioni artistiche di pittori aborigeni professionisti, che eseguono le loro opere con una piena conoscenza delle tradizioni ma incominciano a produrre per un mercato anche di non aborigeni. Quest’arte è in parte finalizzata al commercio e non sempre è possibile stabilire cosa sia prodotto da vendere in loco e da vendere sul mercato. L’ultima categoria di creazioni artistiche è alimentata dai turisti e dai piccoli collezionisti. La sua produzione è in aumento. Si tratta di creazioni a opera di artisti aborigeni che realizzano pitture su corteccia che imitano e ripetono quelle che hanno visto da fanciulli nel loro ambiente tradizionale. Emmanuel Anati afferma, in proposito, che simili creazioni, anche se talvolta possono essere ricche di armonia e di gusto estetico, sono prive di quella immediatezza e profondità riscontrabili nelle precedenti categorie. Inoltre, nel suo articolo “Miti e memorie dell’epoca dei sogni: la pittura su corteccia degli aborigeni australiani”, l’antropologo sottolinea che mentre le prime tre categorie di opere artistiche sono eseguite utilizzando sostanze coloranti raccolte e stemperate dall’artista nella natura, l’ultima spesso viene eseguita con colori prodotti industrialmente e acquistati in tubetti49.

Le pitture e incisioni su roccia si trovano sulle pareti delle grotte che venivano utilizzate perlopiù per celebrare riti religiosi. L’arte su roccia veniva realizzata  avvalendosi di tre stili principali. Il primo consisteva nella tecnica definita a stampo. Essa veniva realizzata premendo con forza una mano su una parte morbida della parete. Su questo stampo naturale, i nativi spalmavano una miscela di ocra, grasso animale e sangue che si seccava rapidamente. L’impronta veniva poi protetta da invisibili strati di carbonato di calcio che garantivano una certa resistenza e durata nel tempo50.

A capo York le pitture rupestri riconducono all’epoca preistorica. Sulle pareti di una grotta furono incise, a quattro metri dal suolo, scanalature ricoperte di pigmento naturale che raccontano di un tempo lontano, quando gli aborigeni e gli spiriti ancestrali condividevano la terra. Nella Terra di Arnhem c’è un gruppo di colline di granito rosso le cui caverne sono incise con pitture rupestri. Una di queste opere è lunga dodici metri e larga quattro. Il rosso e il bruno sono i pigmenti naturali maggiormente utilizzati51. Alcuni disegni raffigurano pesci con tutti gli organi interni come fossero una lastra radiologica, e ciò perché, come afferma Claretta Orlandi: “L’artista vuol così sottolineare che in un corpo c’è molto da vedere, al di là dell’apparenza esteriore”52.

Questo è lo stile a raggi x utilizzato dalle comunità aborigene. Molte opere, infine, sono realizzate con la tecnica dell’arte a punti, chiamata Dot-and-Line Painting. Questa tecnica, originariamente utilizzata nei disegni sulla sabbia, ha cominciato a essere trasposta su tela nell’arte aborigena moderna. Questo stile, che attualmente è il marchio di fabbrica dell’arte aborigena contemporanea, nasce nel 1973 quando l’insegnante d’arte Geoffrey Bardon incoraggiò gli aborigeni di Papunya a dipingere le loro storie legate al Dreaming con lo stesso stile già utilizzato per disegnare sulla sabbia. Complessi disegni geometrici sono così realizzati mediante numerosi punti, grosso modo equidistanti tra loro e di diversi colori. All’occhio occidentale le opere eseguite utilizzando lo stile del dot-and-line painting appaiono spesso astratte: in realtà si avvalgono di un complesso simbolismo. I simboli utilizzati possono considerarsi rappresentazioni stilizzate della forma dell’oggetto disegnato, visto dall’alto53.

L’arte aborigena, non si manifesta unicamente tramite la pittura e le incisioni su roccia fin qui riportate e descritte. Le cerimonie sono infatti chiare manifestazioni artistiche, attraverso le quali le comunità indigene creano un legame con i miti del passato ancestrale.

 

44 Oboe, Annalisa, op cit. p. 4.

45 Orlandi, Claretta, op. cit. p. 89.

46 Ibidem.

47 Ibidem, p. 90.

48 Anati, Emmanuel, “Miti e memorie dell’epoca dei sogni: la pittura su corteccia degli aborigeni australiani”, 1998, ed. online: http://www.artepreistorica.com/2009/12/miti-e-memorie-dellepoca-dei-sogni-la-pittura-su-corteccia-degli- aborigeni-australiani/

49 Ibidem.

50 Cfr. Orlandi, Claretta, op. cit. p. 90; Oboe, Annalisa, op. cit.

51 Cfr. http://www.artepreistorica.com/2009/12/miti-e-memorie-dellepoca-dei-sogni-la-pittura-su-corteccia-degli- aborigeni-australiani/

52 Orlandi, Claretta, op. cit. p. 90.

53 Cfr. Oboe, Annalisa, op. cit.

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