5.3 Le crepe, come nascono

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SUGGERIMENTI PRATICI SUL DIDJERIDOO
5.3 Le crepe, come nascono

Come è facilmente intuibile, tutti i trattamenti precedentemente descritti, tendono a rendere impermeabile il legno. Infatti questo materiale, una volta inumidito tende a gonfiare notevolmente.
Questa caratteristica si nota poco nelle costruzioni, è molto più evidente quando le sollecitazioni che scaturiscono da un suo rigonfiamento si ri-percuotono su una struttura rigida e fragile.
Molti profanatori di tombe e sarcofagi, per aprire sarcofagi o tombe in cerca di monili e preziosi, usavano cunei di legno, una volta piantati con forza, venivano bagnati con acqua. Bastava aspettare per vedere la pietra sgretolarsi.
Semplice intuire le tensioni interne del legno umido.
È importante tenere presente il rischio che si corre durante il trattamento interno degli strumenti che potrebbero rompersi proprio durante un trat-tamento protettivo.
Le crepe nascono proprio per le tensioni interne del legno. Una umidificazione poco costante del legno che fa gonfiare una sola parte, mentre quella adiacente rimane compatta, crea delle tensioni. Più il legno è duro più sarà fragile, mentre altri tipi di legno quali il castagno con più alta tenacità hanno una maggiore capacità di assorbire le tensioni tra una venatura e l’altra.
Alcuni suggeriscono di inumidire lo strumento prima di suonare, ma è solo un palliativo dato che non si può uniformare l’umidità dentro e fuori dall’imboccatura.
Cosa saggia sarebbe suonare poco tutti i giorni, ma l’autore stesso in principio, dopo aver speso alcune centinaia di euro per un didjeridoo australiano, in eucalipto, cominciò a suonare due o tre ore al giorno… per soli tre giorni. Poi sullo strumento nacquero due vistose crepe larghe addirittura qualche millimetro.
Il consiglio che venne dato era di suonare poco. Sapendo che questo consiglio è difficile da seguire e non potendo avere all’inizio troppi strumenti a disposizione da suonare, alternatelo ad uno strumento in plastica.
Se il vostro strumento fosse trattato con vernici o affini, questo problema non sussiste. Potrete suonare tutto il tempo che volete. L’unico motivo per cui potrebbe rompersi sarebbe nel caso in cui il trattamento fosse stato eseguito grossolanamente.
Alcune persone sostengono che suonare soffiando molto forte all’interno del proprio didjeridoo possa creare problemi.
Suonare più “forte” implicherà semmai un maggiore assorbimento di umidità data la maggior portata d’aria, quindi anche di vapore acqueo e di saliva che si andrà a depositare su tutto il tratto dopo l’imboccatura.
La maggior pressione dell’aria non dovrebbe impensierirvi dato che essa non è controbilanciata dalle pareti dello strumento ma principalmente dalle vostre labbra.
Inoltre, è consigliabile non soffiare con eccessiva enfasi dato che si perderebbe di qualità e definizione della nota base.
Ovviamente, come l’umidificazione eccessiva e rapida, quindi non uniforme, può far nascere delle crepe, anche un’essiccazione troppo rapida crea gli stessi problemi.
Come chi costruisce non dovrebbe far stagionare i fusti scortecciati al sole, anche i nostri didjeridoo finiti, devono stare lontano da termosifoni accesi, luce solare, auto parcheggiate al sole, appartamenti eccessivamente caldi e secchi come spesso avviene in città.
Conviene mantenere un’adeguata cura anche nel trasporto, per evitare i grossi sbalzi di temperatura. Una custodia ben imbottita, anche artigianale potrebbe fare al caso vostro.
Maggior cura dovrà essere data dopo aver suonato dato che l’umidità assorbita dal legno dovrà asciugarsi lentamente.
È chiaro che la combinazione peggiore per un didjeridoo sarebbe quella di prendere uno strumento precedentemente rimasto fermo per qualche mese, suonarlo per due ore filate con foga, e successivamente chiuderlo in un’auto nera al sole estivo di mezzogiorno.

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Figura1: metodo di taglio della roccia tramite cunei di legno;

crepe2
Figura 2: scultura realizzata con il metodo descritto.

Non vi è dubbio sulla entità delle pressioni che entrano in gioco quando il legno umido inizia a “gonfiare” e muoversi, coinvolgendo ciò che si trova a contatto o addirittura tra le stesse parti del legno con differenti gradi di umidità.

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