4.3.10 Didgeridoo in Vetroresina

INDICE DEL LIBRO                PROSSIMO PARAGRAFO                   www.windproject.it


COSTRUZIONE DEL DIDGERIDOO
4.3.10 Vetroresina – PAGINA IN AGGIORNAMENTO

RESINA

Chiunque debba viaggiare molto ed abbia piacere di portare con sé il proprio, o i propri strumenti, sa bene quale sia l’inconveniente di avere un peso abbondante sulle proprie spalle. Tra le varie alternative, già trattate, la plastica nelle sue varie forme, oppure la vetroresina.
Questo materiale sta rappresentando una svolta nell’ambito della “didjeridoo music” tanto che anche diversi suonatori aborigeni cominciano a farne uso nei concerti.
Il grande vantaggio è il peso di circa 400 grammi in confronto ai 4 o 5 chilogrammi di un eucalipto; vantaggio che senza dubbio ha rappresentato solo l’inizio di studi e ricerche.
Infatti, considerando che il ruolo principale per la determinazione del timbro, come già ampiamente detto, è la forma della colonna d’aria, è possibile creare stampi per replicare strumenti identici, ma anche modificare gli stampi in modo da ottenere timbri prestabiliti, talvolta studiati per calcolo (tramite software); oppure, dopo aver ricavato un primo strumento, in base all’esperienza sarà possibile apportare piccole modifiche in punti chiave per perfezionare il timbro finale dello strumento, per intonare non solo la nota ma anche l’effetto tromba e così via.
Il didjeridoo finale rimarrà costituito come fasce, simili a bende, in fibra di vetro la cui coesione è data dalla resina epossidica, resina inodore e senza solventi volatili.
Nel maneggiare questi materiali è necessario lavorare in ambienti aerati, non è necessario l’uso di mascherine anti-fumi e vapori dato che è necessario optare per resine epossidiche 100% senza solventi, guanti protettivi e occhiali. Anche se inodore, durante il processo di essiccazione conviene non inalare la sostanza direttamente perchè, tramite il calore di reazione, potrebbero crearsi vapori. Non avventuratevi in esperimenti senza essere ben informati su indicazioni, danni e protezioni.

La foto in alto raffigura uno strumento finito.
Strumenti e fasi di lavorazione rivisti da Andrea Ferroni grazie alla collaborazione e al supporto di Ansgar Stein.

Maggiori informazioni: www.windproject.it
Per ordinarne uno: www.windproject.it/didgeridoo-vetroresina/

Aggiornamento Marzo 2012

Dalla stesura del libro si sono susseguite una lunga serie di miglioramenti proprio in virtù delle possibili sperimentazioni realizzabili con la vetroresina.
La tolleranza di lavorazione attualmente riscontrata, utilizzando il processo dell’autore del testo, è di soli alcuni decimi di millimetro sul diametro, circa 5 mm sulla lunghezza. Tolleranze degne di una produzione industriale seriale ma ottenuta con tecnologie prototipali, quindi decisamente più lente, economiche ma flessibili. Non vi sarebbe (almeno per ora) nessun interesse a produrre serie di centinaia di pezzi identici; le repliche realizzate sino ad ora sono però servite ad alcuni musicisti per sostituire il vecchio strumento ormai logoro, oppure per poter ordinare uno strumento identico a quello del proprio musicista preferito o uguale a quello di un proprio amico.
Piccoli numeri. Tuttavia il poter replicare una forma collaudata ed apprezzata da musicisti ed ascoltatori, anche se da un lato viene osteggiata perchè vista come innovazione snaturante dello strumento viene salutata con grande apprezzamento dalla maggior parte degli appassionati.
Difatti se è pur vero che l’unicità dello strumento sia una caratteristica dal sapore poetico, il dover inventare ogni giorno forme nuove nella realizzazione di questo strumento sembrerebbe somigliare ad un cuoco che getta le proprie ricette migliori alle ortiche.

Il primo metodo utilizzato dall’autore per ottimizzare il suono degli strumenti in resina è stato quello più tipico della sperimentazione:
1. si realizza un primo stampo in base all’esperienza,
2.si realizza lo strumento,
3.lo si prova confrontando le caratteristiche ottenute con quelle ideali di progetto o più semplicemente “immaginate”,
4.si valutano le differenze e si praticano le opportune modifiche correttive,
5.si riparte dal punto 2 fino al risultato finale.

Nel 2008 è stato molto utile l’incontro con Carlo Andrea Rozzi, ricercatore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, responsabile del sito http://fisicaondemusica.unimore.it . Contato riguardo il sito che tratta di fisica acustica, realizzò un software monodimensionale per il calcolo dei modi propri di colonne d’aria semiaperte, o in parole semplici, una sorta di scatola nera a cui dare in pasto le dimensioni di un potenziale didgeridoo ed avere come risultato le intonazioni di nota base e toots.

Per i test sull’attendibilità del risultato del software fu utilizzato uno strumento noto e consolidato, un Mib, forma SSEb1 (già utilizzato su questo testo per la parte didattica) di cui si trovano la forma (in basso a sx) ed il confronto tra la risposta teorica e reale (in basso a dx). La forma è facilmente comprensibile, un pò più tozza per via di una scala modificata per una miglior lettura dei diametri; per la risposta acustica, si notino i picchi verdi/blu (teorici) con i picchi rossi (reali).

SHAPE    RESPONCE
Appare evidente come la similitudine tra risonanze teoriche e reali sia superiore a qualsiasi aspettativa.
Una simile applicazione può mettere nelle condizioni chiunque di poter elaborare nuove forme ed intonazioni della nota base (magari con risultati incerti per tutti gli altri aspetti), oppure, per chi abbia grande esperienza nel settore, di intonare nota base, toots, di valutare intonazioni e distanze tra le risonanze teoriche e, comparate queste con la forma, è possibile intuirne a priori il timbro.
In poche ore è possibile analizzare decine di forme, piccole e grandi variazioni di forma, risparmiando anche centinaia di ore di prototipazione.
Tuttavia, anche chi fosse particolarmente esperto, avrà bisogno di numerosissimi tentativi per “far muovere” la frequenza dei toots indipendentemente dalla nota base.

L’autore sta lavorando ad ulteriori test su software commerciali per simulazione tridimensionale che offrono alcune possibilità di ottimizzazione automatica (impostati i dati di intonazione, sarà il software a suggerirne le dimensioni).
Purtroppo l’utilizzo di questi software ha costi decisamente proibitivi, sono di difficile reperibilità e sono generalmente utilizzati per la simulazioni in ambienti di progettazione di aziende multinazionali o di studi di consulenza più avanzati. Quindi eventuali avanzamenti saranno svolti con tempi adeguati alla difficoltà dei mezzi.

Il lettore spaesato davanti a tanta complessità, non si dovrà preoccupare; questo ultimo aggiornamento è stato pubblicato (in modo parziale) esclusivamente per indicare quante e quali possibilità esistono in questo campo e non è detto che le si debbano percorrere tutte. Chi invece fosse curioso potrà far ricorso alla propria passione accettando di dedicare parte del proprio tempo a comprendere da più vicino fenomeni acustici (e quindi naturali) approfondendone vari aspetti anzichè giudicarne esclusivamente l’apparenza attribuendo proprietà al suono basato su inutili congetture del tutto prive di fondamento.

Aggiornamento Gennaio 2015

In riferimento al precedente aggiornamento, si è proceduto con un caso particolare ma interessante oltre che potenzialmente utile ad ogni suonatore di didgeridoo.

Su richesta di Fabio Gagliardi, l’autore ha progettato a calcolo, e quindi realizzato, uno strumento che avesse una caratteristica: possedere un armonico di 3° maggiore (rispetto alla fondamentale) assente o comunque molto carente. Si rimanda al paragrafo 6.1 Principi base sul didjeridoo riguardo il calcolo delle armoniche, all’articolo Didgeridoo con armonico 3° maggiore troppo presente riguardo le specifiche  richieste ed una spiegazione esaustiva riguardo le ipotesi di realizzazione.

La forma ottenuta è la seguente:

3minore

 

 

La forma ottenuta è da considerarsi come bozza di future forme migliorative. I “rigonfiamenti” ben visibili e strizioni molto meno visibili, sono state utilizzate per creare un “filtro elimina banda” (Wikipedia) in modo da eliminare o ridurre le frequenze nell’intorno della frequenza incriminata.
Tuttavia lo scopo è stato ottenuto.

Il prossimo aggiornamento conterrà l’analisi FFT riguardo il risultato ottenuto ed il suono in mp3.

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