3.4.3. L’ ESPERIENZA DI MORENO PAPI

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3.4.3. L’ ESPERIENZA DI MORENO PAPI

Moreno Papi è nato nelle Marche da genitori toscani e fino al 1997 ha lavorato nella sua agenzia di grafica. E’ a partire da questo anno che decide di dedicarsi al didjeridoo. Nel 1998 fonda l’Atelier, associazione di ricerca sul didjeridoo, sui suoni armonici e sul massaggio sonoro. Collabora con numerosi medici sull’uso terapeutico del suono del didjeridoo e del massaggio sonoro. Si occupa anche dell’insegnamento di questo strumento e della sua costruzione151.

Riporto qui di seguito la sua esperienza nell’ambito della musicoterapia:

 

DOMANDA: Moreno, cosa rappresenta per te il suono? E quali effetti può avere sulla

guarigione?

RISPOSTA: Come aveva già̀ dimostrato Pitagora, il suono è intelligente, sa dove andare e come agire. Partendo da queste considerazioni, riporto le mie esperienze legate al suono e al benessere. Nelle mie risposte cerco di trasmettere il mio personale approccio con quella che viene definita musicoterapia. La mia intuizione mi ha portato a sperimentare il suono sul corpo come se fosse un massaggio e lo feci inizialmente con la mia compagna e poi via via con gli amici, ricevendo dalle varie esperienze condivise indicazioni importanti. Cominciavo a sperimentare la vibrazione del didjeridoo. In seguito lo feci anche con persone aventi vari acciacchi e ciò̀ che ne emergeva era sempre una rinnovata energia e la diminuzione o a volte la scomparsa dei disagi fisici o psichici più̀ comuni come il mal di testa, la stanchezza, il mal di pancia, disagi comunque legati sempre a stress, superlavoro e altro. Durante la mia ricerca ebbi modo di approfondire gli interessi sulla magnetoterapia e trovare le affinità̀ con le vibrazioni emesse dal didjeridoo. Decisi quindi di iniziare una ricerca più̀ approfondita sulle proprietà̀ dello strumento applicando la sua vibrazione sotto forma di un massaggio sonoro con un intento curativo. La malattia è regolata e definita dalla disarmonia, la salute è regolata e definita dall’armonia. Ricordiamoci che ogni cellula del nostro corpo vibra in modo originalmente salutare e che quando questa vibrazione si altera possono avvenire scompensi fisici. Siccome il suono e la voce si manifestano come vibrazione allo stato puro immaginiamo quale importanza abbiano nelle tecniche se utilizzati consapevolmente. Ho partecipato per anni a esperienze rituali sciamaniche seguendo gli insegnamenti. Ho fatto esperienza, in diverse occasioni, del significato racchiuso nel passaggio sui carboni ardenti, o camminata sul fuoco, rito in uso da sempre in svariate parti del globo e per anni ho curiosato tra le varie tecniche di meditazione. Ho letto libri di maestri e non maestri e ho conosciuto maestri e non maestri. Ciò̀ che ogni volta mi affascinava di più̀ era la presenza sempre e comunque del suono, del canto, della musica come tramite energetico. Dopo svariati tentativi di approccio alla chitarra, al pianoforte, alle percussioni, approdati anche in qualche sporadico buon risultato estetico, ma vuoto di quello che ricercavo, un bel giorno mi sono ritrovato a imbracciare uno strumento del quale non sapevo nulla: il didjeridoo. Suonandolo ho sentito l’importanza, la vivacità̀ creativa della vibrazione e ho cominciato a dirigere lo strumento verso gli oggetti, sulle piante di casa, sul corpo delle persone amiche riscontrando da subito, oltre le indiscusse qualità̀ artistiche, le benefiche virtù̀. Ho compreso che quando siamo sottoposti a una cura medica, a una terapia, è importante sostenerla con il pensiero rivolto alla salute, alla guarigione. Quando suono per una persona metto in pratica tutto ciò̀ che ho imparato grazie all’impegno a alla determinazione che ho avuto nel tempo. La messa in pratica della legge di risonanza mi permette di sentire e di visualizzare le zone del corpo fisico e del corpo energetico che necessitano di attenzione. La guarigione avviene quando spostiamo l’attenzione dalla malattia alla salute e questo grazie alla determinazione e all’impegno che ci mettiamo. Quando dico “sentire” mi riferisco all’entrare in uno stato di apertura e ricezione nel quale non osservo l’individuo ma il suo corpo vibrante, le sue caratteristiche, la sua postura, ascolto la sua voce e poi mi faccio guidare dalle richieste del suo corpo, disteso e pronto ad essere massaggiato dai suoni. Cerco di immedesimarmi nelle sue richieste e penso alla fiducia che questi sta riponendo in me in quel momento, ingrediente basilare per raggiungere un buon risultato. Credo che sia molto importante l’apertura e la partecipazione comune, perché́ se da una delle due parti c’è chiusura, diffidenza o giudizio, l’esperienza rimane condizionata e il risultato può̀ essere incompleto o inadatto. E’ fondamentale che all’origine vi sia un buon intento, una chiara intenzione ricca di fiducia, umiltà̀, rispetto e amore per ciò̀ che si va a fare. La mente inconscia registra le informazioni anche senza il tuo consenso e le tiene archiviate a tua disposizione, devi avere una chiara strategia per il loro utilizzo. Nei miei seminari cerco sempre di trasmettere le mie esperienze andando oltre le semplici nozioni tecniche e cercando di far comprendere appieno le dinamiche di ciò̀ che insegno e per farlo utilizzo metafore, simboli, immagini perché́ hanno una forte incidenza nella mente e nei ricordi. Ora vorrei spiegare come funziona lo strumento che utilizzo, perché́ potrebbe essere d’aiuto a chi si sente attratto da lui. Il didjeridoo oggi viene usato come un vero e proprio strumento musicale inserito nei più̀ disparati generi, ma anche (e qui ritrova parte della sua origine) in musicoterapia, in sedute di meditazione o di rilassamento e nel massaggio sonoro. Soffiando al suo interno con una particolare tecnica di vibrazione delle labbra e di respirazione, si sviluppano una serie di armonici che si diffondono all’estremità̀ opposta. Suonandolo ho compreso molte cose sul respiro e soprattutto è stato chiaro il fatto che, in generale, tutti noi respiriamo scorrettamente e questo l’ho potuto valutare osservando le migliaia di persone alle quali ho insegnato tramite i corsi. All’inizio era abbastanza complicato il percorso perché́ sentivo come una separazione tra il lavoro dei polmoni e il lavoro del diaframma, ma via via che mi esercitavo scoprivo nuovi insegnamenti. Utilizzare uno strumento musicale in modo finalizzato porta la mente nello spazio creativo dove avviene il cambiamento. Quando appresi la respirazione circolare scoprii l’importanza di respirare a tempo, ritmicamente. Non è necessario conoscere la musica, essere musicisti per suonare il didjeridoo e io ne sono una testimonianza diretta, ma ciò̀ nonostante oggi lavoro con la musica e con il suono  finalizzato al potenziamento energetico. Via via che suonavo grazie alla nuova tecnica acquisita, i pensieri, i problemi e i malesseri si scioglievano e potevo entrare così in una particolare condizione di rilassamento. Questa situazione ideale durava però relativamente poco e quindi compresi che era importante assumere una disciplina nell’esercizio affinché́ tutto ciò̀ durasse più̀ a lungo e arrivasse a essere parte integrante di me. Diventavo un tutt’uno con lo strumento e mi resi conto di avere a disposizione uno strumento unico e potente che porta con se migliaia e migliaia di anni di conoscenza152.

 

Questa testimonianza permette di comprendere non solo il suono del didjeridoo, ma anche il contesto di energia che si crea intorno allo strumento quando viene utilizzato. Il corpo, composto in prevalenza di energia, può essere squilibrato in alcune delle sue parti. Grazie alle vibrazioni del didjeridoo secondo Moreno Papi queste parti possono ritornare in sintonia. L’uso dello strumento in musicoterapia può apportare effetti positivi non soltanto ai fruitori della terapia, ma anche lo stesso suonatore dichiara di riuscire a entrare in una fase di rilassamento nella quale riesce a scacciare i pensieri e le negatività, ritrovando armonia dentro di sé grazie ai suoni e alle vibrazioni emesse dall’Yidaki.

Da quanto sin qui detto appare evidente il legame esistente tra il didjeridoo e la medicina alternativa e in particolare l’uso che viene fatto dell’Yidaki nell’ambito della musicoterapia. Degli effetti positivi e benefici che possono apportare queste terapie dolci, le interviste fatte ne danno testimonianza.

Pur collocandosi nel contesto della cultura occidentale, l’utilizzo del didjeridoo come strumento terapeutico rievoca comunque la sua funzione rituale tradizionale rimandando all’importanza che i riti e le performance musicali rivestono nelle comunità aborigene e ai presunti poteri soprannaturali e curativi che il didjeridoo possiede per queste ultime, attivati attraverso il rituale dell’healing.

 

151 Cfr. http://papimoreno.com/bio.html

152 Papi, Moreno, Didjeridu, suonare un albero. Tecniche, frequenze e benefici, Torino, Musica Pratica, 2013; intervista tramite e-mail e skype della scrivente a Papi Moreno del 6 marzo 2014, non pubblicata.

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